Alice in Murderland

Alice dallo specchio ritornò.
Ma quella non era la sua casa.
Un cassettone in noce
Un divanetto bianco e due poltrone circondavano un tavolino con un grazioso servizio bianco.
Vide una scalinata e la discese.
Tutto era identico al sovrastante.
Solo che qui, tutto era ricoperto da polvere e ragnatele.
Il cassettone: pasto gradito dei tarli.
Il tavolo marcito.
Le sedute logore e ammuffite.
Qualcosa le sfuggiva…ma le sue gambe furono più veloci e risalirono sino all’ultimo piano.
Qui, rimase afona a ciò che vide.
L’intero piano era completamente vuoto e diafano.
Solo lo specchio era nello stesso posto.
Appena si specchiò…
Innumerevoli quadrati con figure di ogni tipo apparvero su di esso.
Esterrefatta e curiosa tocco l’effige di un rubinetto…
Un bicchiere d’acqua le apparve direttamente nella mano.
Dalla sorpresa perse la presa facendolo cadere.
Ma non vi fu alcun tonfo, perché una botola si schiuse a ingoiare la caduta.
Presa dal terrore scese le scale e si rifugiò al piano intermedio.
Rientro nello specchio e continuò il suo viaggio.
Quello che non si rese mai conto, furono le scarpe che spuntavano da dietro il divano.
Le sue stesse scarpe, seguite da un corpo non più in viaggio.

http://scriverecreativo.net/2017/09/05/miniesercizio-41/

16 risposte a "Alice in Murderland"

        1. Sono molto divertenti da fare.
          Mi piacciono perché sono fonte di “esercizio creativo”.
          Non li metto per iscritto tutti…ma nel pensiero si.

          Mi piace cimentarmi in quelli che trovo particolarmente “difficili”.

          Te li consiglio se vuoi divertiti.

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            1. Credimi anche a me fa lo stesso effetto…
              Eppure l’ho trovato stimolante

              La cosa divertente è stato che la prima stesura aveva un centinaio di parole in più…

              Poi ho trovato una sintesi giusta per stare nelle regole del “gioco” 😁

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  1. in quel tepore di solitario abbandono scruto la spirale di questa attorcigliante scalinata…dove mi porterá l’impalpabile passo felpato,assaporo l’odore acre di questo decrepito caseggiato a tre piani. Scricchiolii di sottofondo cadenzato le particolareggianti tinte cromatiche. L’irrefrenabile curiositá di percorrere al tatto l’interno mi spinge a procedere….sempre piú su. Un luccichio attira e depista l’andatura ,sparpagliati cocci di smerigliato vetro e in penombra,accovacciato il vuoto di un bicchiere. Un fulmineo gioco di riflessi,lo stesso smorfioso ceruleo coinvolgimento. Ne afferro le angolazioni,zampilla una striatura di sangue. Procedo a tastoni tra l’oscuritá che ora circoscrive le masse,le une statiche,l’altra in fermento movimento. Dove mi trovo…non appartiene a me questo ovattato quadretto,uno schizzo gettato li,privo di ammaccature,di correzioni…una natura morta smagliante nelle sue finiture di finissima porcellana bianca.

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  2. Morandi, al piano terra del casolare, disponeva i tre oggetti di porcellana bianca per il suo nuovo monocromatico dipinto. Ogni tanto, tra una pennellata e l’altra mischiando il bianco all’ocra e a mini particelle di turchese, prendeva il bicchiere di vino che aveva appoggiato sul tavolino e beveva un sorso. Al piano di sopra sua moglie riponeva un vestito facendo cigolare la porta lignea dell’armadio. All’ultimo piano due tortorelle amoreggiavano sul davanzale, svolazzando e posandosi.
    Eletta

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