Marea di corvino andirivieni.
Suono di risacca umida e avida.
Mugoli di eccitazione nel sali e scendi della tua operosa devozione.
Rimasi a osserve la lingua che saliva e scendeva sul collo venoso.
Le mani in lotta tra loro nell’alternarsi desiderio di sentirlo eretto.
Seduto sul trono mio stare, mi beatificavo della tua arte.
La mia mano destra lasciò il comodo bracciolo e si apoggiò aperta sulla tua testa in omelia.
Le mie dita ti accarezzavano e ti scivolavano tra i capelli lisci e di seta creati.
Il palmo della mia mano ti copriva per intero la folta chioma.
Pochi delicate spinte ti diedero il giusto ritmo al succhiare.
Su e giù…
Su e giù…
Sentivo la lingua saettare tra le pieghe delle pelle grinzosa e la liscia curva del glande.
Su e giù…
Si è giù…
Intermezzi regolavano la punta della lingua nel piccolo buco della cappella.
Godetti di ogni tuo eccitante risucchio.
E così…
Ti spinsi di foga la testa verso il basso.
Dovevi sentire la tua bocca piena del mio sesso.
Lacrime e saliva eruttarono dai lati dei tuoi occhi e della tua bocca furiosa di aria.
Ti vidi con la gola strozzata dalla mia carne.
La sagoma del mio cazzo si fece emblema nelle guance e nella gola.
Ti agitavi…
Sbattevi forte le mani in cerca di Resa…
Le gambe scalpitavano…
La schiena sussultava…
Lacrime ti scivolarono sul viso…
Muco ti usciva dal naso…
Ti tenni più forte ancora.
Poi…
Aprii di colpo le mani e lasciai che la tua testa elastica seguisse la libertà anelata…
Avevi il viso paonazzo…
Raschio gutturale al tuo affannoso respiro.
Tossivi e gorgheggiavi a bocca chiusa…
Ti alzasti di scatto e corresti in bagno con la cintura che ti sbatteva sul petto come cappio reciso.
Mi alzai dalla Chester e mi allacciai solo il primo bottone dei pantaloni.
Rimasi con il sesso eretto e bagnato fuori dalla patta, e ti seguii nel bagno.
China ad artigliare le lisce curve del lavabo la testa piegata a sputare aria e saliva, udisti il mio incedere e ti sciacquasti il viso velocemente.
Mi guardasti speculare nello specchio, volevi essere sempre in ordine per me.
Occhi arrossati e fiato ansante erano il tuo silente accogliermi.
Mi misi dietro di te.
Il mio sesso eretto appoggiato tra il tessuto del tuo intimo e la carne ancora umida del tuo schizzare.
Braccia ricurve su gomiti piegati…
Schiena inarcata al mio esigerti…
Eri il mio angelo spezzato.
Ripresi con la mano destra la penzolante cintura e ti tirai per farti voltare al mio cospetto.
Mi guardasti con l’acqua che ancora ti scorreva sul viso.
Ricambiai senza espressione.
Ti tirai più vicina a me afferando con la mano sinistra la restante pelle della cintura.
Arrivasti a pochi millimetri dal mio viso.
Avevi gli occhi in devozione.
Volevi baciarmi…ma te lo impedii.
Nello stesso istante in cui mi sfiorasti le labbra, le mie mani strattonarono la cintura con forza tale da porti in ginocchio con forte schiocco di ginocchia.
Ti sentii urlare per il dolore e la sorpresa.
Ti toccasti le membra e il collo per lenire il dolore ricevuto.
Mi mossi.
E ancora più forte, la cintura costrinse la tua testa e il tuo busto a seguirmi.
Ti avvicinai al satinato porta asciugamani al fianco del Water.
Ad esso legai la cintura in modo grossolano ma utile allo scopo.
“Devo pisciare” ti dissi.
E mi posizionai alla tua sinistra per poter svuotare il mio bisogno.
Ti guardai mentre il liquido ocra usciva dal buco che prima mi stavi pulendo.
Giumenta in attesa.
Inginocchiata…
Dolorante…
Sporca e bagnata…
Mi eccitai.
E uno spruzzo bagnò il sanitario, la base e il pavimento.
Quando finii, ancora gocciolante, mi voltai.
Non ebbi bisogno di dirti cosa fare.
La tua lingua gia raccoglieva, come rugiada bionda , le gocce rimaste sul sesso gocciolante
Mentre tu eseguivi il tuo compito.
Mi lavai le mani sul lavandino, oggetto delle tue prime attenzioni, e presi l’asciugamano appeso dove eri imbrigliata.
Mi asciugai le mani con la stessa dovizia con cui tu mi ripulivi l’uccello.