Dita tremanti in pozze di acque torbide vergavano superfici di vetriolo e paure.
Annegato in queste astinenze di aria e fiato continuavo nell’annaspare in dubbi a me da me
Viso senza contorno, rispecchiava paura sull’ebano piano del mio vuoto quesito.
Amniotico guscio.
Veste fragile fu risvolto mio saio.
Tu luce oltre il velo.
Tu albore in mosaica mente.
Tu mio specchio…io rifletto e divengo Dio in me.